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Italiano - Letteratura

«Erano i capei d‘ oro a l‘ aura sparsi»

Commento

Contesto, argomento, messaggio

Tanto gentile è tanto onesta pare è un sonetto composto da Dante intorno al 1290 e inserito successivamente nella Vita nova, tra il 1292 e il 1294. In una atmosfera estatica, Dante celebra Beatrice (Bice di Folco Portinari) descritta, coerentemente con i dettami del Dolce Stil Novo, come donna-angelo, una creatura "venuta dal cielo"  le cui virtù miracolose possono essere comprese solo da chi la vede..

In questo sonetto, scritto tra il 1339 e il 1347, l'autore evoca il suo primo incontro con Laura, avvenuto nella chiesa di S. Chiara ad Avignone, molti anni prima. Fu allora che si innamorò di lei, colpito dalla sua straordinaria bellezza, un'emozione che ora, a causa del trascorrere del tempo, inizia a svanire dal volto della donna. Nonostante ciò, il poeta continua a nutrire per lei lo stesso amore ardente di un tempo, e a patire le pene di un amore infelice, non ricambiato. La novità di questo componimento risiede nel contrasto tra la Laura del passato, descritta secondo i canoni dello Stilnovo con un'idealizzazione quasi religiosa, e la Laura del presente, ormai invecchiata come tutte le donne terrene, lontana dall'angelica perfezione a cui era stata elevata.

 

Lingua, stile e forma metrica

Metro: sonetto con schema ABBA, ABBA, CDE, DCE.
 

Il testo presenta diverse influenze latine, evidenti nei termini "aura" (verso 1), "humana" (verso 11), "piagha" (verso 14). Nel verso 1, "l'aura" è un gioco di parole che allude al segno distintivo della donna, mentre nei versi 7-8 il poeta utilizza la metafora dell' "esca" (il materiale infiammabile per accendere il fuoco) per indicare la sua propensione all'amore; la stessa metafora è presente anche nei versi 13-14, dove si afferma che il dolore causato dall'amore resta vivo nel tempo, poiché la ferita provocata dalla freccia di un arco non si rimargina solo perché la corda si è allentata con il passare del tempo.

Per quanto riguarda le figure retoriche vanno segnalate le seguenti:

  1. antitesi: v 5 "non so se vero o falso";
  2. chiasmo: vv .12: “uno spirito celeste, un vivo sole”.

 

Parafrasi e note utili per il commento

TESTO PARAFRASI
  1. Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
    che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
    e ’l vago lume oltra misura ardea
    di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;

    e ’l viso di pietosi color’ farsi,
    non so se vero o falso, mi parea:
    i’ che l’esca amorosa al petto avea,
    qual meraviglia se di sùbito arsi?

    Non era l’andar suo cosa mortale,
    ma d’angelica forma; e le parole
    sonavan altro, che pur voce humana.

    Uno spirto celeste, un vivo sole
    fu quel ch’i' vidi: e se non fosse or tale,
    piagha per allentar d’arco non sana.

[Il giorno del mio incontro con Laura] i capelli biondi erano sciolti al vento che li intrecciava in mille dolci nodi, e la bella luce di quei begli occhi, che adesso ne sono così scarsi, ardeva oltre misura;

e mi sembrava che il suo viso (non so veramente o per mia illusione) assumesse un'espressione di compassione verso di me: che c'è da stupirsi se io, che avevo nel petto la predisposizione ad amare, arsi subito di amore per lei?

Il suo incedere non era proprio di una creatura mortale, ma simile a quello di un angelo; e le sue parole risuonavano in modo diverso da quello di una voce umana.

Quello che io vidi fu uno spirito del cielo, un sole luminoso: e se anche ora non fosse più così, la ferita non guarisce perché l'arco [che ha scoccato la freccia] si è allentato.


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