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Storia

Unità 18 - XII/XIII sec - Federico II

Nipote di Federico Barbarossa, Federico II fu uno dei personaggi chiave del Medioevo. Amato e ammirato da alcuni tanto da essere soprannominato “stupor mundi”, fu anche odiato da altri tanto da essere considerato l'Anticristo.

Federico fu un apprezzabile letterato, convinto protettore di artisti e studiosi: la sua corte fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, germanica, araba ed ebraica.

Uomo straordinariamente colto ed energico, stabilì in Sicilia e nell'Italia meridionale una struttura politica molto somigliante a un moderno regno, governato centralmente e con una amministrazione efficiente.


Federico II nacque a Jesi, nelle Marche, il 26 dicembre 1194 dall'imperatore Enrico VI di Svevia e da Costanza d'Altavilla. Rimasto orfano di padre a tre anni, fu incoronato re di Sicilia nel 1198 a soli quattro anni. Ben presto perse anche la madre, ma questa, prima di morire lo pose sotto la tutela del nuovo papa, Innocenzo III.

Malgrado questo però, furono i cavalieri tedeschi incaricati dallo zio di Federico Filippo, che allora regnava in Germania, a prendere in mano la situazione nel regno meridionale e a occuparsi del bambino. Il papa Innocenzo III tornò a influire direttamente sulla vita dello Svevo solo qualche anno più tardi: nel 1208 lo dichiarò maggiorenne e l'anno dopo ne combinò il matrimonio con Costanza d'Aragona. Mentre Federico tentava di affermare la sua sovranità sul regno, osteggiato da rivolte in Sicilia e Calabria, improvvisi sviluppi nella politica imperiale gli presentarono ben più vaste prospettive.

L'imperatore Ottone IV, infatti, rivendicando diritti sul Regno di Sicilia, scese in Italia. Ciò provocò la reazione di quanti ‒ il papa, il re di Francia e molti principi tedeschi ‒ osteggiavano un'unione tra l'Impero e il Regno italiano. Federico fu il loro strumento e nel 1211, quando ormai Ottone sembrava avere il controllo dell'Italia meridionale, un'assemblea di principi tedeschi, deposto Ottone, decise di invitare in Germania Federico per incoronarlo re dei Romani e designarlo con ciò alla successione imperiale. Federico intraprese il viaggio verso nord e, in tal modo, obbligò Ottone a interrompere la sua campagna militare e a fare altrettanto. A quel punto la Germania si trovò di fatto divisa in due blocchi: la parte meridionale obbediva a Federico, quella settentrionale a Ottone.  Lo scontro decisivo avvenne nel 1214 a Bouvines quando, Federico e i suoi alleati francesi e inglesi sconfissero Ottone. Questo rimase sul trono fino alla morte, nel 1218.

 

Il 25 luglio 1215 lo Svevo venne incoronato re dei Romani ad Aquisgrana e, in cambio dell’appoggio ricevuto dal papa, s'impegnò a bandire una crociata. Successivamente, nel novembre 1220, venne incoronato imperatore a Roma, ma poiché non si decideva a partire per la Terra Santa, nuovo papa, Gregorio IX, nel 1227, lo colpì con la scomunica.

A questo punto Federico fu costretto a partire, ma la sua fu un'impresa particolare: invece di combattere intavolò un lungo negoziato con il nemico, il sultano d'Egitto, ottenendo la consegna di Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e garanzie di movimento per i pellegrini.

 


 

Federico aveva contravvenuto da subito agli impegni presi col papa. Non solo la sua crociata era finita con un negoziato, ma egli non aveva nemmeno rinunciato, una volta divenuto imperatore, al Regno di Sicilia, così come gli era stato richiesto già da Innocenzo III. La tensione col papato toccò il limite di guardia in più occasioni. Nel 1241 Federico catturò al largo dell'isola d'Elba i prelati che intendevano raggiungere Roma per partecipare al Concilio generale indetto dal papa. Nulla poté invece fare per impedire un nuovo Concilio, che il pontefice Innocenzo IV volle per sicurezza a Lione, in Francia, nel 1245. Qui Federico fu accusato di spergiuro, rottura della pace, bestemmia ed eresia e l'assemblea deliberò la sua deposizione dal trono. Ma la decisione non ebbe alcun effetto

Tali avvenimenti si intrecciavano con ciò che avveniva in Italia settentrionale, dove l'imperatore si scontrò con i Comuni che volevano preservare la propria autonomia dalle sue pretese di sovranità. Nel 1237 a Cortenuova Federico piegò la Lega, ma invece di cercare un accordo favorevole per le parti, cercò di imporre una resa incondizionata. La lotta allora riprese e questa volta al fianco dei Comuni si schierò anche il papa, che scomunicò per la seconda volta lo Svevo (1239). Federico conobbe l'amarezza della sconfitta: nel 1248, presso Parma, subì una grave disfatta; l'anno dopo i Bolognesi catturarono a Fossalta Enzo, figlio prediletto dell'imperatore



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