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Storia

III media - Il primo dopoguerra in Italia - Il biennio rosso

Introduzione

Il fascismo è stato un movimento politico e ideologico che ha avuto origine in Italia durante il periodo tra le due guerre mondiali, e che ha avuto un impatto significativo sulla storia del Paese. Per comprendere l’ascesa del Fascismo, è necessario comprendere la situazione dell'Italia subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, un periodo segnato da un forte malcontento popolare e da una altrettanto forte crisi economica.

Le tensioni sociali e il "biennio rosso"

La tensione della vittoria mutilata

L'Italia esce vittoriosa dalla guerra, ma non riesce a ottenere tutti i territori promessi (per questa ragione si parla di "vittoria mutilata"). L'insoddisfazione è tale che durante la conferenza di Parigi, in cui si disciteva della situazione postbellica, i rappresentanti italiani lasciano l'assemblea.

Tra le varie questioni in sospeso, c'è la situazione della città di Fiume, città della Dalmazia che era stata dichiarata "città aperta" (ossia non soggetta nè al governo italiano, nè a quello Jugoslavo). L'Italia ne rivendicava il possesso così, nel 1919, Gabriele D'Annunzio (famoso poeta e grande nazionalista) occupa la città, suscitando la condanna della Società delle Nazioni.

I problemi economici e sociali e il "biennio rosso"

In questo periodo, l'Italia attraversa una grave crisi economica. Il costo della vita era quadruplicato e il deficit nel bilancio dello stato era enorme. Molti erano i malcontenti. I reduci, si ritrovarono senza lavoro e in condizioni spesso peggiori rispetto a quelle prevecenti. I contadini, a cui, con una riforma agraria, erano state promesse terre da coltivare, vedono disattese le loro speranze.

Tra il 1919 e il 1920, operai e contadini, ispirati dalla rivoluzione bolscevica, scendono in piazza, dando vita ad una serie di proteste fatte anche di occupazione di terre e fabbriche. Questo periodo passa alla storia con il nome di "biennio rosso" (dal colore delle bandiere socialiste esposte durante le proteste).

La nascita dei partiti di massa e il ritorno di Giolitti al governo

Durante questo periodo emergono due partiti di massa: il Partito Popolare, di orientamento cattolico, fondato dal sacerdote Luigi Sturzo e il Partito Socialista.

Nonostante la vittoria elettorale dei due partiti, il governo rimane saldamente nelle mani dei liberali. Giolitti torna al potere e stabilisce un'alleanza con i popolari, seppur debole. Cerca di costituire un fronte antisocialista ma si rifiuta di usare lesercito contro le occupazioni di contadini e operai. In cambio della restituzione di fabbriche e terre il suo governo apporta miglioramenti alle condizioni dei lavoratori.

Questo però non portò a una situazione di distensione perché indistriali e latifondisti accusarono Giolitti di aver ceduto alle pressioni della piazza. La situazione politica quindi rimane instabile e gli indistriali si sentirono traditi.

Nel 1920, Giolitti firmò il trattato di Rapallo con la Jugoslavia, rinunciando a Fiume e alla Dalmazia in cambio dell'Istria e di Zara.

Questo accordo, sebbene porti a un cambiamento territoriale, non riesce a consolidare in modo stabile l'alleanza tra le forze politiche, mantenendo un clima di incertezza nel panorama italiano dell'epoca.


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