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Storia

III media - Unità 30 - Il primo Novecento in Italia: l‘età di Giolitti

1.  Il primo Novecento in Italia: l'età di Giolitti

1.1. L'età di Giolitti

L'età di Giolitti si riferisce al periodo storico compreso tra il 1901 e il 1914, durante il quale l'Italia fu guidata dal politico Giovanni Giolitti. Giolitti fu una figura chiave della politica italiana ed esercitò una notevole influenza sulle vicende del Paese durante il suo lungo periodo di governo.

Il suo mandato fu caratterizzato da una serie di riforme e cambiamenti significativi. Giolitti cercò di modernizzare l'Italia, promuovendo politiche economiche che favorissero lo sviluppo industriale e cercando di attenuare le tensioni sociali attraverso l'introduzione di riforme sociali e del lavoro.

Durante l'età di Giolitti, l'Italia affrontò sfide importanti, tra cui la questione meridionale e le tensioni sociali legate al crescente movimento operaio. Giolitti cercò di gestire queste tensioni attraverso un approccio pragmatico, utilizzando la politica del "trasformismo" che consisteva nell'attrarre varie forze politiche nel suo governo per garantire la stabilità.

Tuttavia, il periodo di Giolitti fu anche segnato da eventi controversi, come la guerra italo-turca e la repressione di proteste e sommosse sociali. Inoltre, il sistema politico da lui promosso, basato sulla coalizione e sulla ricerca del consenso, mostrò i suoi limiti di fronte alle crescenti tensioni nazionalistiche e alle sfide internazionali che portarono, infine, al suo declino politico.

 

IN SINTESI>> L'età giolittiana, nel primo quarto del XX secolo, è caratterizzata dal governo di Giovanni Giolitti in Italia. Durante questo periodo, Giolitti ha cercato di modernizzare il paese attraverso riforme economiche e sociali. Giolitti ha affrontato sfide come la questione meridionale e le tensioni sociali. Nonostante il progresso in alcuni settori come quello industriale del Nord e le riforme civili come il suffragio universale, eventi controversi come la guerra italo-turca e le difficoltà politiche hanno poi segnato il declino di Giolitti.

 

1.2. Economia e contrasti sociali

Nel periodo in cui Giovanni Giolitti guidava il governo italiano, l'economia nazionale presentava una marcata differenza tra Nord e Sud. Mentre nel Nord si assisteva a un significativo sviluppo industriale, concentrato soprattutto tra le città di Torino, Milano e Genova, il Sud rimaneva ancorato all'agricoltura, e la presenza di un alto tasso di analfabetismo rappresentava una sfida significativa.

Giolitti, consapevole delle disuguaglianze regionali, intraprese diverse iniziative per ridurre il divario economico e sociale.

  • Nel settentrione, l'industrializzazione progrediva, ma la crescita economica non era uniforme, lasciando molte persone a vivere in condizioni di estrema povertà.
  • Per affrontare le problematiche del Mezzogiorno, Giolitti adottò alcune riforme significative. Ridusse le tasse e promosse lo sviluppo industriale a Napoli, creando un'industria di lavorazione del ferro. Tuttavia, il cuore dei problemi nel Sud risiedeva nello sfruttamento dei contadini da parte dei latifondisti, i grandi proprietari terrieri che detenevano ampie estensioni di terra. Questo sistema di sfruttamento contribuiva alla persistenza della povertà nella regione, nonostante gli sforzi di Giolitti.

Una delle conseguenze di questa situazione fu una considerevole migrazione si verificò, soprattutto dal Siud, con quasi 5 milioni di italiani che si spostarono verso altre regioni o addirittura all'estero, nella speranza di migliorare le proprie condizioni di vita.

IN SINTESI>> Durante il governo di Giolitti, l'Italia era caratterizzata da una disparità economica tra Nord e Sud. Mentre nel Nord si sviluppavano industrie, nel Sud persisteva l'agricoltura e la povertà, spingendo milioni di italiani a emigrare in cerca di migliori opportunità. Giolitti implementò riforme, riducendo le tasse nel Sud e promuovendo lo sviluppo industriale a Napoli, ma le disuguaglianze rimasero a causa dello sfruttamento dei contadini da parte dei latifondisti.

 

1.3La fine dell'età giolittiana

Durante questo periodo l'Italia mantenne la sua appartenenza alla Triplice Alleanza con Germania e Austria, ma sotto la guida di Giolitti, si consolidavano anche relazioni diplomatiche con Francia e Gran Bretagna, rivelando una politica estera più sfaccettata.

Nel contesto interno, gli interessi nazionalisti, industriali, bancari e militari spingevano verso l'acquisizione di colonie. Questa ambizione si concretizzò nel 1911, quando Giolitti decise di invadere la Libia, parte dell'Impero ottomano. La guerra risultò lunga e complessa, coinvolgendo non solo l'esercito italiano ma anche provocando vittime tra la popolazione locale.

Nonostante le difficoltà, nel 1912 l'Italia riuscì a conquistare la Libia, sebbene il territorio non si rivelasse ideale per l'agricoltura. Nello stesso anno, Giolitti introdusse il suffragio universale maschile (vedi in basso CURIOSITA'), con operai e contadini che orientavano il loro voto verso i socialisti. In un tentativo di stabilizzare la situazione politica, Giolitti strinse un accordo con i cattolici, promettendo riforme favorevoli alla Chiesa in cambio del loro sostegno elettorale.

Nonostante la vittoria nelle elezioni del 1913, Giolitti si trovò a dover governare in coalizione con altri partiti. Nel 1914, di fronte a crescenti tensioni, Giolitti rassegnò le dimissioni nel tentativo di indire nuove elezioni e riconfermarsi al potere. Tuttavia, la situazione prese una piega diversa con l'ascesa di Salandra, un conservatore, scatenando nuove proteste e instabilità politica.

IN SINTESI>> Sotto il governo di Giolitti, l'Italia mantenne la Triplice Alleanza, ma stabilì anche relazioni con Francia e Gran Bretagna. Nel 1911, l'Italia invase la Libia, parte dell'Impero ottomano, in una guerra prolungata che causò vittime civili. Nel 1912, nonostante la conquista della Libia, il territorio si rivelò inadatto all'agricoltura. Giolitti introdusse il suffragio universale maschile nel 1912, garantendo il supporto dei socialisti. Nel 1913, vincendo le elezioni, governò in coalizione. Nel 1914, Giolitti si dimise, aprendo la strada a Salandra e suscitando nuove proteste.

 

CURIOSITA'>>  La legge, approvata dal quarto governo Giolitti, allargò il suffragio a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 30 anni o che, pur minori di 30 anni ma maggiori di 21, pagassero un'imposta diretta annuale di almeno 19,80 lire, o avessero conseguito la licenza elementare inferiore, oppure avessero prestato il servizio militare.

 

1.4 Conclusione

L'età di Giolitti è dunque un periodo complesso e contrastante nella storia italiana, in cui il Paese cercò di trovare la propria strada verso la modernità, affrontando sfide economiche, sociali e politiche che avrebbero avuto un impatto duraturo sulla sua evoluzione.


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