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Italiano - Letteratura

Giambattista Marino

1.  Giambattista Marino

Giambattista Marino, nato a Napoli il 18 ottobre 1569 e deceduto il 26 marzo 1625, è stato uno dei poeti più influenti e significativi del periodo barocco. Marino è noto per essere il massimo esponente della poesia barocca italiana.

1.1.  Biografia

Giambattista Marino dimostrò, fin dai primi anni dell'adolescenza, un eccezionale talento letterario.

Uomo brllante ma privo di scrupoli, caratterizzato da una smisurata smania di successo, visse una vita avventurosa, spostandosi tra le corti e le città più importanti d'Italia ed Europa, tra cui Napoli, Roma, Torino e Parigi. Proprio a Parigi, alla corte di Maria de' Medici, visse uno dei momenti salienti della sua carriera ottenendo onori e una generosa pensione.

Nel corso della sua vita elogiò i potenti dell'epoca, ma spesso finì in disgrazia a causa della sue critiche sfrenate e, a diverse riprese, trascorse alcuni periodi in prigione.

Marino è noto per aver scritto epigrammi, sonetti, madrigali e poemi epici. Tra le sue opere ricordiamo:

  • Lira (1614), una raccolta di componimenti poetici;
  • Adone, un lungo poema mitologico (cioè su miti di dèi ed eroi) di oltre 400.000 versi, che racconta gli amori tra la dea Venere e il giovane cacciatore Adone.

La sua poetica, caratterizzata da un'estrema ricchezza linguistica e una fervente creatività, lo rese uno dei punti di riferimento del barocco letterario e più in generale una figura di spicco nel panorama artisico del XVII secolo.

La sua morte avvenne a Napoli nel 1625.

1.2 La poetica

La poetica, cioè la concezione che Marino ha della poesia, è stata da lui stesso riassunta in due celebri versi: «È del poeta il fine la meraviglia [...] chi non sa far stupir vada alla striglia», cioè "lo scopo del poeta è meravigliare [...] chi non sa stupire vada a fare lo stalliere" (la del striglia è una spazzola per strigliare i cavalli)

La sua poesia è coerente con questa affermazione: Marino infatti vuole solo stupire e meravigliare il pubblico attraverso l'uso straordinario della lingua e la costruzione di immagini; il poeta non vuole mai insegnare, dare consigli o perseguire un fine politico.

Per ottenere i suoi scopi utilizza un linguaggio ricco e ornamentale, ricorrendo a uno stile estremamente elaborato e a una vasta gamma di metafore e figure retoriche. Proprio la metafora è il suo strumento principale: sostituendo un termine proprio con uno figurato evoca immagini suggestive e sorprendenti. Ad esempio, nei suoi versi, le "onde dorate" diventano una metafora per i "capelli biondi ondulati".

 


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