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Italiano - Letteratura

La Divina Commedia

La Divina Commedia fu composta da Dante tra il 1306 e il 1321.

Si tratta di un poema diviso in tre parti dette cantiche per un totale di 100 canti (33 per ogni cantica più un canto introduttivo) per un totale di quasi 15000 versi endecasillabi (un verso di undici sillabe metriche con accento fisso sulla decima) raggruppati in terzine (strofa formata da tre versi).

Il titolo che originariamente Dante scelse per la sua opera è semplicemente Commedia sia perché ha un lieto fine sia perché Dante considerava l'opera scritta in uno stile umile, quotidiano (anche se non necessariamente comico). L'aggettivo divina fu aggiunto circa 50 anni dopo da Boccaccio come riconoscimento della grandezza dell'opera e dal Cinquecento si affermò definitivamente.

Il contenuto della Divina Commedia

La Divina Commedia narra di un viaggio nell'Aldilà, compiuto da Dante stesso. Dopo essersi smarrito in un bosco (la selva oscura), Dante cerca di raggiungere la salvezza sulla cima di un colle, ma tre bestie feroci, una lonza, una lupa e un leone, lo ostacolano. Virgilio, il poeta latino, lo soccorre e gli rivela che può proseguire solo compiendo un viaggio attraverso Inferno e Purgatorio. Beatrice lo guiderà poi nel Paradiso, non accessibile a Virgilio poiché pagano.

Dante immagina che il viaggio duri sette giorni, durante la Pasqua dell'anno 1300. Durante il viaggio, Dante incontra personaggi celebri, storici, mitologici, biblici e apprendendo il significato delle punizioni infernali e dei premi, esprimendo spesso giudizi sulla storia e le vicende morali del suo tempo.

La lingua
 
 

Un poema allegorico

La prima tappa: l'Inferno

La struttura

L'Inferno presenta la struttura di un vasto abisso a forma di imbuto situato sotto la città di Gerusalemme, che si estende fino al centro della Terra, dove Lucifero è conficcato, trasformato da angelo a demone con tre teste.

La voragine inizia con l'Antinferno, riservato agli ignavi, ossia coloro che durante la loro vita rifiutarono di prendere posizione e ora sono respinti sia dall'Inferno che dal Paradiso. L'Inferno vero e proprio è composto da nove cerchi concentrici che si restringono verso il basso:

  • il primo cerchio, il Limbo, ospita le anime dei personaggi illustri vissuti prima dell'avvento del cristianesimo, desiderosi di vedere Dio ma impossibilitati;
  • il secondo accoglie i lussuriosi, condannati a essere travolti da una tempesta di vento a causa delle loro passioni amorose;
  • nel terzo sono puniti i golosi, immersi in un fango disgustoso e colpiti da una pioggia fetida;
  • nel quarto, gli avari e i prodighi rotolano macigni a causa della loro spreco di beni;
  • nel quinto, gli iracondi si colpiscono reciprocamente, mentre gli accidiosi sono immersi nell'acqua;
  • nel sesto ci sono gli eretici, puniti in sepolcri infuocati per aver seguito dottrine eretiche;
  • nel settimo, i violenti sono suddivisi in tre categorie: contro il prossimo, contro sé stessi e contro le proprie cose, e contro Dio, la natura e l'arte;
  • nell'ottavo cerchio, chiamato Malebolge e diviso in dieci bolge, vengono puniti i fraudolenti, come i ladri morsi dai serpenti o i consiglieri disonesti avvolti dal fuoco;
  • il nono cerchio, diviso in quattro zone, è occupato dal ghiaccio, in cui sono immersi i traditori dei parenti, della patria, degli ospiti e dei benefattori.

La legge del contrappasso

Le anime dannate dell'Inferno (e quelle del Purgatorio) ricevono punizioni in base ai peccati commessi durante la loro vita. Il principio del contrappasso regola il rapporto tra colpa e punizione, che può essere applicato per somiglianza o contrasto. Ad esempio, i lussuriosi sono travolti da una tempesta incessante, ripetendo così il loro peccato, mentre i golosi, che cercavano il piacere dei sensi, sono immersi in un fango disgustoso, opposto al loro desiderio di godere di cose prelibate.

 

La seconda tappa: il Purgatorio

La struttura

Il Purgatorio è un monte elevato, che sorge nell'emisfero australe agli antipodi rispetto a Gerusalemme. Il Purgatorio è composto da AntiPurgatorio, da sette cornici e dal Paradiso Terrestre.

Nell'AntiPurgatorio, alla base della montagna, si trovano le anime dei negligenti, che aspettarono a pentirsi delle loro colpe in punto di morte e devono soggiornare li per un certo periodo, prima di essere ammesse al Purgatorio vero e proprio.

Il Purgatorio, in cui si entra per una porta custodita da un angelo, è diviso in sette cornici, ciascuna delle quali corrisponde a uno dei vizi capitali.

  • Nelle prime tre cornici si espia l'amore male indirizzato, e vi trovano posto i superbi, che portano enormi pesi, gli invidiosi, con le palpebre cucite da filo di ferro, e gli iracondi, avvolti da fumo pungente.
  • Nella quarta cornice stanno gli accidiosi (cioè coloro che sono stati indolenti, inerti, incapaci di agire), costretti a correre senza posa
  • Nella quinta ci sono gli avari e i prodighi, stesi a terra legati
  • Nella sesta ci sono i golosi, tormentati da fame e sete .
  • Nella settima ci sono i lussuriosi, avvolti dalle fiamme.

Salite le sette cornici, Dante entra nel Paradiso terrestre, che è una sorta di altopiano circolare, posto sulla cima del monte, dove le anime comple tano la loro purificazione prima di passare in Paradiso. Gli viene incontro Beatrice, che sarà d'ora in poi la sua guida, mentre Virgilio scompare. Dopo essersi immerso nelle acque del fiume Lete, che fa dimenticare i peccati, e nel fiume Eunoé, che è simbolo della grazia e fa ricordare il bene compiuto, Dante è pronto per salire al Cielo.

L'atmosfera del Purgatorio

Anche nel Purgatorio le pene sono regolate dal contrappasso, ma sono tanto più lievi quanto più si sale verso la cima, dove si è più vicini a Dio. Mentre nell'Inferno l'atmosfera era quella della disperazione, qui prevalgono la speranza e l'attesa. Le anime, infatti, pur subendo la punizione fisica ed essendo costrette a meditare sulla virtù opposta alle loro colpe, sono rassegnate e aspettano la liberazione e l'ascesa al Paradiso.

 

APPROFONDIMENTO>> Virgilio come simbolo della Ragione Umana Virgilio è considerato nella Divina Commedia l’allegoria della Ragione, quella ragione naturale, che si basa sulle conoscenze acquisite dall’uomo grazie all’impegno e allo studio della filosofia. La Ragione è sicuramente utile all’essere umano per raggiungere una felicità terrena, una migliore conoscenza di se stesso e arrivare all’acquisizione della quattro virtù cardinali che sono la prudenza, la temperanza, la fortezza e la giustizia. Virgilio però è anche simbolo dei limiti della ragione umana, infatti il poeta latino guiderà Dante attraverso l’Inferno e il Purgatorio, ma non sarà in grado di accompagnarlo nella sua salita al Paradiso; secondo Dante la vera conoscenza deriva solamente dall’affidarsi alla grazia divina e alla Fede. https://patrimonidarte.com/le-tre-guide-di-dante-tra-ragione-grazia-divina-e-fede/

 

La terza tappa: il Paradiso

La struttura

Il Paradiso non presenta vere e proprie suddivisioni, perché è il regno della perfezione, che non è possibile distinguere per gradi. Tutte le anime del Paradiso, dunque, hanno sede nell'Empireo. Tuttavia, perché Dante possa parlare con i beati, Dio gli permette di incontrarli nel cielo che corrisponde alla virtù da loro praticata da vivi.

La struttura celeste si basa sulla concezione tolemaica, secondo cui la Terra è circondata da una sfera di aria e da una di fuoco, oltre la quale c'è il Paradiso, costituito da nove cieli o sfere celesti, concentriche e inserite l'una all'interno dell'altra, che ruotano con movimento circolare.

I primi sette cieli prendono nome dal pianeta in essi contenuto e rappresentano ciascuno una virtù; l'ottavo è il cielo delle stelle fisse; nono o primo mobile è la sfera che trasmette il movimento a tutte le altre e all'universo. Dopo il nono cielo, si apre l'Empireo, che è la sede immobile ed eterna di Dio, degli angeli e dei beati.

Dante dunque percorre tutti i cieli facendo numerosi incontri. Per esempio, nel cielo di Mercurio, in cui si mostrano gli spiriti attivi, che hanno operato bene per conseguire la gloria terrena, incontra l'imperatore Giustiniano, famoso per aver restaurato l'Impero romano e posto le basi del diritto romano, che delinea la storia dell'istituzione imperiale. Nel cielo del Sole incontra il filosofo Tommaso d'Aquino, che tesse l'elogio di Francesco d'Assisi; nel cielo di Marte incontra l'antenato Cacciaguida, che predice a Dante il suo esilio e lo invita ad accettarlo coraggiosamente.

Giunto infine nell'Empireo, il poeta può ammirare i beati riuniti in una candida rosa, e si congeda da Beatrice, che lascia a Bernardo di Chiaravalle il compito di guidarlo alla visione di Dio e all'intuizione dei misteri della fede cristiana, quello della Trinità e quello dell'Incarnazione.

Dante spiega il senso allegorico della sua opera: l’Epistola a Cangrande

Le tre guide di Dante: tra Ragione, Grazia Divina e Fede


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