La poesia - Versi, strofe, rime, figure retoriche


La poesia è un tipo di testo letterario con cui l’autore esprime il proprio mondo interiore (emozioni, sentimenti e stati d’animo).

La poesia è composta di righe chiamate  versi, che contengono un determinato numero di sillabe, raggruppati in gruppi chiamati strofe. Quando due versi finiscono con le stesse lettere a partire dall’ultimo accento tonico, si dice che fanno rima.

Le poesie tradizionali sono regolari: ogni verso ha lo stesso numero di sillabe, i versi sono raggruppati in strofe e la rima è sempre presente.

Le poesie moderne sono irregolari, non obbediscono più alle regole della metrica (la disciplina che regola l’ordine delle poesie) e quindi sono spesso prive di rima, con numero di sillabe che cambia da verso a verso e le strofe sono spesso discontinue.

Quando le poesie rispondono a determinate caratteristiche (il numero di versi, il tipo di strofa, etc.) vengono indicate con nomi specifici come sonetto, canzone, ballata, etc.

 

Esempio di poesia tradizionale

Tipi di verso

A seconda del numero di sillabe (poetiche) contenute nel verso, questo prende diversi nomi. Un verso con tre sillabe si chiamerà trisillabo, con quattro sillabe si chiamerà quadrisillabo e così via. Si riporta di seguito l’elenco dei versi più noti.

Trisillabo: tre sillabe
Quadrisillabo: quattro sillabe
Quinario: cinque sillabe
Senario: sei sillabe
Settenario: sette sillabe
Ottonario: otto sillabe
Novenario: nove sillabe
Decasillabo: dieci sillabe
Endecasillabo: undici sillabe

 

Tipi di strofe

Anche le strofe assumono nomi diversi a seconda del numero di versi contenuto. Si riporta di seguito l’elenco delle strofe  più note.

Distico: due versi
Terzina: tre versi
Quartina: quattro versi
Sestina: sei versi
Ottava: otto versi

 

Tipi di rime

Come detto in precedenza due versi fanno rima quando sono uguali a partire dall’ultimo accento tonico. In base al modo con cui si succedono e si alternano possiamo avere diversi tipi di rima. Le tipologie più comuni sono la rima baciata (AABB), che si ha quando i versi rimano a due a due, la rima alternata (ABAB),  quando la rima si alternana, la rima incrociata (ABBA), quando il primo verso fa rima con il quarto e il secondo rima con il terzo e la rima incatenata (ABA  BCB CDC), che si ha quando in un sistema di terzine, il primo verso della prima strofa  rima con il terzo e nella strofa successiva il primo verso  rima con il secondo della strofa precedente e così via. Di seguito alcuni esempi. Sono considerati casi particolari di rime incatenate la rima ripetuta o replicata ( ABC ABC, che ritroviamo nel “piede” della canzone e nelle terzine del sonetto) e quella invertita (ABC CBA).

Baciata: AA BB CC
Alternata: ABAB
Incrociata: ABBA
Incatenata: ABA BCB

Rima baciata (schema AABB)  - Tognolini, Rima, rimani
Apro la bocca e dico la rima              A
Ride il silenzio che c'era prima          A
Tutte le cose mi siedono intorno        B
Per aspettare la fine del giorno          B
 
Rima alternata (schema ABAB) - Brecht, Il susino, ultimi 4 versi
Che è un susino, appena lo credi       A
perché susine non ne fa.                     B
Eppure è un susino e lo vedi              A
dalla foglia che ha.                             B
 
Rima incrociata (schema ABBA) - Montale, Spesso il male di vivere, primi 4 versi
Spesso il male di vivere ho incontrato:          A
era il rivo strozzato che gorgoglia,                 B
era l’incartocciarsi della foglia                       B
riarsa, era il cavallo stramazzato.                   A
 
Rima incatenata (schema ABA BCB CDC) - Dante, Inferno, canto XXVI
Lo maggior corno de la fiamma antica          A
cominciò a crollarsi mormorando,                 B
pur come quella cui vento affatica;               A
indi la cima qua e là menando,                      B
come fosse la lingua che parlasse,                 C
gittò voce di fuori e disse: «Quando             B
mi diparti' da Circe, che sottrasse                  C
me più d'un anno là presso a Gaeta,              D
prima che sì Enëa la nomasse                      C

 

Attenzione a non confondere la rima vera e propria con quelle che vengono definite rime imperfette come la consonanza e l’assonanza. La consonanza si ha quando, nelle parole che dovrebbero fare rima, a partire dalla vocale accentata,  si hanno le stesse consonanti. L’assonanza invece consiste quando nella parte che dovrebbe fare rima ci sono le stesse vocali ma non le consonanti.

Esempio di consonanza: tormènto – incànti
Esempio di assonanza: piànto - fiàto

 

I componimenti metrici

Come detto in precedenza quando le poesie rispondono a determinate caratteristiche (il numero di versi, il tipo di strofa, etc.) vengono indicate con nomi specifici come sonetto, canzone, ballata, etc.


Il sonetto è costituito da quattordici versi endecasillabi raggruppati in due quartine e due terzine; le prime possono avere rime alternate o incrociate, le seconde rime incatenate, invertite o ripetute.

La canzone è costituita da cinque o più strofe, dette stanze, formate da un numero uguale di versi (settenari o endecasillabi). Ogni stanza è divisa in due parti: fronte (suddivisa a sua volta in due sezioni, dette piedi) e sirima (anch’essa suddivisa in due sezioni, dette volte).

 La ballata è costituita da stanze in cui si intrecciano settenari ed endecasillabi e da un ritornello

 

Le figure retoriche

Quando leggiamo una poesia dobbiamo prestare molta attenzione non solo al suo significato, ma anche al modo con cui questo significato viene espresso. Per ottenere gli effetti desiderati i poeti plasmano la lingua a proprio piacimento utilizzando parole particolari, modificando la sintassi, facendo attenzione ai suoni e al ritmo delle parole. In questo modo contribuiscono ad arricchire la lingua di nuovi significati e di particolari suggestioni. Le figure retoriche sono tecniche particolari utilizzate dai poeti per plasmare il linguaggio. Spesso vengono divise in figure di suono, dell’ordine, di significato e di pensiero. Vediamone le più comuni.

 

1) Figure di suono

L’allitterazione è una figura retorica di suono che nasce dalla ripetizione di suoni simili all’inizio o all’interno di parole vicine.

L’onomatopea consiste nella scelta di parole speciali che riproducono suoni e rumori naturali. Anche l’assonanza e la consonanza sono figure retoriche di suono.

 

2) Figure dell’ordine


L’anafora è la ripetizione di parole all’inizio dei versi. L’anafora serve a conferire un ritmo incalzante.

L’inversione è una figura retorica che consiste nel modificare l’ordine normale delle parole nelle frasi.

Anafora - Verhaeren, il vento chiaro
Il vento è chiaro nel sole,
il vento è fresco sotto le case.
Il vento piega con le sue braccia (…)
 
Inversione - Cardarelli, Sera di Liguria
Lenta e rosata sale su dal mare
La sera di Liguria […]

Il polisindeto è l'elencazione di termini nella stessa frase o la coordinazione di più proposizioni con la ripetizione della congiunzione[1]. Il termine deriva dal greco antico πολυσύνδετον, polysýndeton, «multicollegato». Il polisindeto produce un effetto di rallentamento e dilatazione, a differenza dell'asindeto che, invece, rende il testo veloce e incalzante.

L'asindeto è una figura retorica che consiste in un'elencazione di termini o in una coordinazione di più proposizioni, senza l'uso di congiunzioni, con l'ausilio di più segni di punteggiatura debole. Il termine deriva dal greco antico ἀσύνδετον, asýndeton, «slegato», cioè «giustapposto senza legami».

L'asindeto può rendere il testo incalzante ma anche lento e pacatissimo.

Polisindeto - Francesco d'Assisi - Cantico delle creature
«Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo»
 
Asindeto - Ludovico Ariosto - Orlando furioso
«Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto
[…]»

 

3) Figure di significato e di pensiero


La similitudine è un paragone tra due elementi che risultano simili per una determinata caratteristica. I due oggetti paragonati sono messi in relazione per mezzo di termini ed espressioni comparative quali: come, simile a, quasi, sembra, ricorda, ecc.

La metafora viene spesso definita come un paragone abbreviato, una similitudine senza le espressioni come, sembra, etc.

L’allegoria è l’attribuzione ad un concetto di un significato diverso da quello letterale. Con l’allegoria si racconta, si descrive qualcosa ma si comunica un concetto, un principio. Per esempio in una poesia si può parlare dell’inverno ma si può alludere alla vecchiaia.

La personificazione consiste nell’attribuire a cose o animali modi e pensieri umani.

L’ossimoro è l’accostamento di due parole di significato opposto. Il linguaggio quotidiano fa largo uso di questa figura retorica: terribilmente felice, semplicemente pazzesco, etc.
La sinestesia consiste nell’accostamento di parole in contrasto perché riferite a diverse percezioni sensoriali. Per esempio: musica tenera, fresco sussurro.

La sineddoche è la sostituzione di una parola con un altra di significato più ampio o meno ampio di quella propria: per es. una parte per il tutto ( prora per nave).

La metonimia è  una figura retorica spesso confusa per la sineddoche che consiste nella sostituzione di un termine con un altro con cui ha una relazione logica.

L’iperbole consiste nell’esprimere un concetto con termini esagerati.

La litote consiste nell’esprimere un concetto negando il suo contrario.

L’eufemismo consiste nel sostituire un’espressione considerata dura o sconveniente con un’altra più gradevole, per non urtare la sensibilità dell’interlocutore.
 





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