Come si scrive? Come si dice?


Si scrive il 1/2/2020 o l'1/2/2020? La forma corretta è il 1/2/2020. Come mai?  La ragione è semplice: si considera il modo in cui tali date vengono pronunciate e quindi si scriverà il 1/2/2020 (cioè il primo febbraio duemilaventi e non l'uno febbraio duemilaventi ). Infatti, come specifica Serianni, "Per i giorni del mese si usa l'ordinale per il giorno iniziale [...], ma il cardinale per i giorni successivi, siano o non siano accompagnati dal giorno del mese [...]."

Fonti: https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/larticolo-con-le-date-e-le-cifre/86   Per completezza si riporta anche il link all'enciclopedia Treccani che offre una interpretazione leggermente diversa: http://www.treccani.it/enciclopedia/date-prontuario_%28Enciclopedia-dell%27Italiano%29/


Si scrive aereoplano o aeroplano?  La forma corretta è solo aeroplano. Aeroplano infatti non deriva da aereo,  ma da una parola di origine francese formata col prefisso aero- 'aria'   La parrola italiana aereo, non deriva da aereoplano ma è la forma sostantiva dell'aggettivo aèreo e l'abbreviazione di  "veicolo aèreo". Si dirà inoltre aeronautica, aerosol, aerostato, etc.

Fonte: https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/aereo-ma-aeroporto-perch%C3%A9/76


Il dirigente scolastico, la dirigente scolastica... Nel caso di sostantivi di mestiere uscenti in -e come presidente, giudice, docente, vigile, preside, dirigente è corretto segnalare con l'articolo femminile il passaggio dal maschile al femminile (la presidente, la giudice, la docente, la vigile, la preside o la dirigente scolastica). Di conseguenza, l'aggettivo accordato col sostantivo femminile sarà femminile (la preparata docente, la dirigente scrupolosa).

Fonte: http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/grammatica/grammatica_396.html 


Diti o Dita? La parola dito ha due plurali, che rispondono a sfumature di significato diverse:

• la forma più comune, dita (plurale femminile), è usata per indicare l’insieme: "le dita di una mano", "a dita divaricate";

diti (plurale maschile) si riferisce ai "diti" considerati separatamente l'uno dall'altro: "i diti indici", "i diti mignoli".

Va ricordato inoltre

Per indicare una modica quantità di un liquido, si possono usare entrambe le forme due dita, due diti: "versami due dita / due diti di vino".

Quando ci si riferisce in forma partitiva a parti del corpo umano il cui plurale termina in -a si mantiene il plurale in -i: uno dei diti, uno dei labbri, ecc. (Fornaciari 1881:18). Lo stesso vale per 'le lenzuola: uno dei lenzuoli, le corna: uno dei corni.

Fonti: http://forum.accademiadellacrusca.it/forum_7/interventi/2148.shtml.html http://www.treccani.it/enciclopedia/diti-o-dita_%28La-grammatica-italiana%29/


Interceduto o intercesso? I verbi italiani che ricalcano equivalenti latini formati a partire da cēdere 'camminare, venire', come accedere, concedere, intercedere, succedere hanno conosciuto tutti – quali più, quali meno – un'oscillazione nell'uso tra le forme “deboli” (il tipo intercedetti passato remoto e interceduto participio passato) e le forme sigmatiche (intercessi, intercesso).

Nel caso di intercedere, oggi, nell'accezione di 'intervenire a favore di qualcuno per ottenergli una grazia, il perdono, l'accoglimento di una domanda e simili' (ausiliare avere), è abituale e comunque consigliabile l'uso delle forme deboli (Marcello Vannucci, I Borgia, 2013: «È malatissimo, così si scusa Pio III, e per lui hanno interceduto i cardinali spagnoli»).
Non mancano comunque sparse attestazioni moderne.
Fonti: http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/grammatica/grammatica_509.html

Ne o ? Si tratta di due forme entrambe corrette che però si usano in contesti diversi.

Ne (senza accento grafico) si usa prevalentemente come avverbio di luogo, per esprime allontanamento da un luogo o da una situazione: "si è chiuso in casa e non ne (= da lì) vuole uscire", "ne (= da lì) siamo usciti appena in tempo".

Ne si usa anche come pronome personale, al posto delle forme di ciò, da ciò, di questo, da quello ecc: "ne (= di ciò) parlerò ai nostri soci", "una volta dimostrato che io ho ragione, ne (= da ciò) segue che voi avete torto".

(con accento grafico acuto) (dal latino nec) è una congiunzione copulativa con il significato di ‘e non’. Può essere usato per la coordinazione di due o più proposizioni negative: "non me l’ha mai detto né scritto".

Né  può essere usato anche in una proposizione negativa, per unire due o più elementi che hanno nella frase la stessa funzione sintattica: "non ho saputo rispondere né sì né no".

Fonti e approfondimenti: http://www.treccani.it/enciclopedia/ne-o-ne_%28La-grammatica-italiana%29/


Pò, po, o po'? La grafia corretta è un po' con l’apostrofo. Non esistono le forme pò con l'accento e po. Esiste però Po (senza accento e apostrofo), ma in questo caso siamo di fronte ad un nome proprio.

La forma po' è il risultato di un troncamento (pocopo’); si tratta di un troncamento particolare, uno dei pochi che si esprime con l'apostrofo.

Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/un-po-o-un-po_(La-grammatica-italiana)/


Sé, sè,  se' o se? Cominciamo con il dire che le forme corrette sono , con l'accento acuto e se. Sè, con l'accento grave, e se', con l'apostrofo, sono forme scorrette.

Le forme corrette sé e se però non si usano indifferentemente, ma seguono queste regole:

si usa , con l’accento acuto, quando sé ha valore di pronome personale riflessivo tonico di terza persona singolare e plurale: "pensa solo a sé", "di per sé sarebbe una buona idea", "ognuno pensi per sé", "la guida disse agli escursionisti di portare gli zaini con sé";

• si usa se, senza accento, quando se ha valore di congiunzione (con valore ipotetico): "se avessi un po’ di pazienza, lo capiresti", "se fossi venuto ieri, mi avresti trovato";

inoltre, si utilizza se, senza accento, quando se ha valore di pronome atono. Questo succede quando il pronome si, cambia in se (Marco si lava le mani => Marco se le lava) davanti a un altro pronome atono (lo, la, li, le e ne): "se ne andò", "se ne vedono tanti di sfaccendati come lui".

Fonti: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/accentazione-pronome-stesso http://www.treccani.it/enciclopedia/se-o-se_(La-grammatica-italiana)/ Grammatica italiana di base (seconda edizione), Zanichelli, p. 19 e p.100


Qualora, qual ora o qua'ora? L’unica grafia ammessa per la congiunzione ipotetica qualora (da quale + ora) è quella unita. In ogni caso, è utile ricordare che dopo qual non ci vuole mai l’apostrofo se la parola successiva comincia per vocale.

Fonte: http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/grammatica/grammatica_235.html   http://www.treccani.it/vocabolario/qualora/   www.accademiadellacrusca.it/en/.../dubbi-relativi-scrittura-unita-separata-congi

A posto o appostoSe vogliamo intendere “tutto in ordine”, dobbiamo scrivere tutto a posto. Apposto è la forma del participio passato del verbo apporre.

Fonte: https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/grammatica/grammatica_903.html




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