1. La prima fase: lo scoppio della rivoluzione (rivoluzione del 1789 e la costituzione del 1791)
1.1. Gli inizi: il giuramento della pallacorda e l'Assemblea Costituente
Gli Stati generali si riunirono solennemente nel maggio del 1789. Al clero toccarono 291 deputati, 270 alla nobiltà e 578 al Terzo Stato. Fin da subito sorsero contrasti sul sistema di votazione. Nobiltà e clero chiesero che si votasse "per stato" ossia che ogni ordine esprimesse collettivamente un solo voto mentre il terzo stato voleva che si votasse "per testa" cioè che ogni deputato votasse individualmente. Poiché gli interessi di clero e nobiltà coincidevano quasi sempre, votando per ordine, disponendo di due voti su tre, avrebbero finito per mettere sempre in minoranza il terzo Stato.
Poiché non si riusciva a decidere ed erano ormai passate 5 settimane, i rappresentanti del Terzo Stato si proclamarono Assemblea nazionale si riunirono nella palestra della pallacorda (una specie di tennis), e giurarono solennemente che non si sarebbero sciolti finché non avessero dato alla Francia una Costituzione (giuramento della pallacorda dal nome del luogo in cui avvenne il giuramento). A questi si unirono alcuni rappresentanti del clero e della nobiltà e successivamente, su invito del re, anche tutti gli altri si unirono all'assemblea che venne chiamata Assemblea Nazionale Costituente perché avrebbe dovuto preparare la nuova costituzione.
1.2Il 14 luglio: la presa della Bastiglia
Nel frattempo il re, con la scusa di mantenere l'ordine pubblico, faceva confluire truppe a Parigi e a Versailles. Questo gesto fu visto come la prova che il re e i nobili stavano tramando contro l'Assemblea e il 14 luglio la rabbia del popolo esplose contro la fortezza della Bastiglia considerata dal popolo il simbolo del potere assoluto.
1.3I contadini bruciano i castelli: la fine del sistema feudale
Nel frattempo nelle campagne si diffuse la voce di una congiura di nobili e i contadini, esasperati, presero d'assalto i castelli dove erano conservati i documenti che attestavano i loro obblighi feudali. L'Asemblea costituente che fino ad allora aveva trascurato le campagne, per porre fine ai disordini, votò la soppressione dei privilegi della nobiltà (4 agosto) e pochi giorni dopo, sull'esempio degli Stati Uniti d'America, approvò la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (26 agosto) in cui si proclamava che tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge, e hanno diritto alla proprietà privata, alla sicurezza, alla libertà di parola, di stampa e di opinione.
Nell’ottobre 1789, migliaia di donne parigine, esasperate dalla carestia e dall’aumento del prezzo del pane, marciarono su Versailles per protestare. Dopo aver assediato il palazzo reale, ottennero che Luigi XVI firmasse i decreti antifeudali e accettasse di trasferirsi a Parigi, segnando la fine simbolica della monarchia assoluta.
Per risanare le finanze, la Rivoluzione nazionalizzò i beni ecclesiastici e nel 1790 approvò la Costituzione civile del clero, che:
Il rifiuto di molti preti ("refrattari") e la condanna del Papa crearono uno scisma, alimentando rivolte controrivoluzionarie e accelerando la radicalizzazione della Rivoluzione.
La costituzione del 1791
Nel 1791 l'Assemblea terminò i suoi lavori: la Francia divenne una monarchia costituzionale: al re restava il potere esecutivo, mentre quello di fare le leggi fu assegnato a un'assemblea legislativa e quello giudiziario alla magistratura.
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