Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato
"San Martino del Carso" di Giuseppe Ungaretti è una delle poesie più celebri della raccolta L'allegria (1931), scritta durante la Prima Guerra Mondiale, quando il poeta combatteva sul fronte del Carso.
Analisi e commento:
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Contesto storico – Ungaretti scrisse questa poesia nel 1916, durante la guerra, mentre era soldato sul Carso, un altopiano tra Italia e Slovenia teatro di sanguinosi combattimenti. Il paesaggio devastato diventa metafora del dolore umano.
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Struttura e linguaggio – La poesia è brevissima, tipico dello stile ermetico di Ungaretti: versi scarni, parole essenziali, assenza di punteggiatura. L’effetto è di un urlo compresso, un lutto che non può esprimersi in lunghe descrizioni.
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Temi principali:
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La distruzione ("Di queste case / non è rimasto / che qualche / brandello di muro") → Il paesaggio è ridotto a macerie, come i corpi dei soldati.
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La perdita degli affetti ("Di tanti / che mi corrispondevano / non è rimasto / neppure tanto") → Gli amici caduti in guerra non hanno neppure una tomba.
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Il dolore interiore ("Ma nel cuore / nessuna croce manca") → Ogni morto ha una croce simbolica nel cuore del poeta.
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L’identificazione tra paesaggio e anima ("È il mio cuore / il paese più straziato") → La devastazione esterna riflette quella interiore.
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Simboli chiave:
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I "brandelli di muro" → Frammenti di case e di vite.
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Le "croci" → Memoria dei caduti, ma anche sofferenza religiosa e esistenziale.
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Il "cuore" come "paese straziato" → L’io del poeta diventa il vero campo di battaglia.
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Perché è così importante?
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Esempio di poesia pura → Ungaretti elimina ogni superfluo, arrivando a un’essenzialità drammatica.
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Rappresentazione universale del lutto → Non parla solo della guerra, ma di ogni perdita irreparabile.
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Fondamento dell’Ermetismo → La sua poesia influenzò tutta la letteratura del Novecento.