Il genere avventura: definizione, stile e storia
1. Cos’è il genere avventura?
L’avventura è un genere narrativo che ruota attorno a un viaggio, una missione o una sfida straordinaria, spesso caratterizzata da pericoli, scoperte e colpi di scena.
Il protagonista, sempre caratterizzato da grande coraggio, incontra un ostacolo, che può essere un antagonista, cioè un nemico, oppure un pericolo naturale.
Il racconto è ambientato di solito in luoghi esotici, cioè lontani e sconosciuti, e spesso pieni di pericoli: foreste, isole inesplorate, mari in tempesta ecc. Il tempo della storia è determinato, cioè indicato con precisione.
La struttura è lineare: situazione iniziale, sviluppo e conclusione, spesso positiva (lieto fine). Hanno molta importanza le parti narrative, dedicate alle azioni dei personaggi, e le parti descrittive.
Il tema caratteristico del racconto d’avventura è la missione del protagonista. Nella storia questo personaggio deve fare un viaggio oppure ha un compito importante, per esempio salvare una persona o un oggetto oppure scoprire un segreto.
Esempi classici includono L’isola del tesoro di Stevenson, dove il giovane Jim Hawkins cerca un tesoro nascosto.
2. Lingua e stile
Il linguaggio dell’avventura è dinamico e vivido, con ritmi incalzanti e descrizioni dettagliate per immergere il lettore nell’azione. Si usano:
- Verbi di movimento (scalare, fuggire, navigare).
- Metafore legate alla natura (tempeste, deserti, foreste).
- Dialoghi concisi per sottolineare pericoli o alleanze improvvise.
Nell'avventura sono frequentissimi i colpi di scena.
Lo stile varia a seconda dell’epoca: i romanzi ottocenteschi (come I tre moschettieri) hanno toni epici e riflessivi, mentre le avventure moderne privilegiano suspense e rapidità. Spesso è presente un narratore in prima persona per aumentare l’immedesimazione (es. Robinson Crusoe).
3. Cenni storici
Le radici del genere risalgono ai miti antichi (l’Odissea di Omero) e ai romanzi cavallereschi medievali (Orlando Furioso). Nel Settecento, con l’esplorazione di nuovi mondi, nascono storie come Robinson Crusoe (1719), che fonde avventura e realismo.
L’Ottocento è l’età d’oro del genere, grazie a autori come Verne (Il giro del mondo in 80 giorni) e Salgari (Le tigri di Mompracem), che sfruttano fascino per l’ignoto e spirito colonialista. Nel Novecento, il cinema (da Indiana Jones a Pirati dei Caraibi) e i fumetti (Tintin) rinnovano il genere, adattandolo a nuovi pubblici. Oggi sopravvive in forme ibride, dal young adult (Percy Jackson) ai videogiochi (Uncharted).
Perché ci piace? Perché l’avventura, come scrive Conrad, ci permette di "guardare l’abisso senza esserne inghiottiti", vivendo emozioni forti in sicurezza.
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