Paolo e Francesca, da Inferno V, vv 97-142


Commento

Contesto, argomento, messaggio

Il V canto è ambientato nel secondo cerchio dell’Inferno, il primo dei quattro in cui sono puniti gli incontinenti, peccatori che secondo Dante diressero l'amore verso fini, persone e cose di per sé buoni, ma in maniera sconsiderata. Qui Dante incontra le anime dei lussuriosi, cioè di coloro che si sono lasciati dominare dall'amore sensuale che, come in vita furono travolti dalla passione d'amore, così all'Inferno sono condannati a essere travolti da una bufera infernale incessante.

La vicenda narrata è incentrata su una vicenda realmente accaduta: si tratta infatti dell'amore adultero di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, cognati che, innamoratisi, vennero sorpresi  dal fratello di lui/marito di lei, il deforme e zoppo Gianciotto Malatesta, e da questi uccisi.

Dal racconto emerge l’irresistibile forza dell’amore che ha unito Francesca e Paolo, forza che è tale da superare la barriera della morte e persistere con intensità anche nell'Inferno. Inoltre bisogna segnalare che con questo canto Dante tenta di capire come nasce l'amore, da cosa si sprigiona, tenta insomma di indagare  il più grande mistero dell'uomo.

Nei versi qui proposti e parafarsati Francesca racconta a Dante chi è e da dove viene e spiega al Poeta che l'Amore non permette a chi è amato di non ricambiare (Amor, ch'a nullo amato amar perdona). Sentite queste parole Dante si rattrista profondamente ma chiede a Francesca come fossero riusciti a capire di essere attratti e innamorati. Francesca, pur ricordando che non c'è niente di più doloroso di ricordare i bei momenti mentre si è in disgrazia (Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria), acconsente a raccontare la vicenda e spiega che i due mentre leggevano un libro che narrava dell'amore di Lancillotto per Ginevra, arrivati al punto in cui Lancilloto bacia Ginevra, furono vinti dall'amore e cedettero alla passione.Mentre Francesca parla Paolo piangeva e Dante non riesce a reggere l'emozione e sviene

In questo canto Dante condanna i due adulteri, ma mostra una fortissima compassione.

Il canto V dell'inferno è tra i più famosi della letteratura d'ogni tempo.

 

Lingua, stile e forma metrica

Terzine di versi endecasillabi a rima incatenata – ABA, BCB,…YZY, Z.

Per quanto riguarda le figure retoriche  quella principale è l’anafora: Amor infatti è ripetuto ben tre volte (vv. 100, 103, 106).

 

Parafrasi e note utili per il commento

 


 

TESTO PARAFRASI
  1. Siede la terra dove nata fui
  2. su la marina dove 'l Po discende
  3. per aver pace co' seguaci sui.

  4. Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
  5. prese costui de la bella persona
  6. che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

  7. Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
  8. mi prese del costui piacer sì forte,
  9. che, come vedi, ancor non m'abbandona.

  10. Amor condusse noi ad una morte:
  11. Caina attende chi a vita ci spense».
  12. Queste parole da lor ci fuor porte.

  13. Quand'io intesi quell'anime offense,
  14. china' il viso e tanto il tenni basso,
  15. fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».

  16. Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
  17. quanti dolci pensier, quanto disio
  18. menò costoro al doloroso passo!».

  19. Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
  20. e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
  21. a lagrimar mi fanno tristo e pio.

  22. Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
  23. a che e come concedette Amore
  24. che conosceste i dubbiosi disiri?».

  25. E quella a me: «Nessun maggior dolore
  26. che ricordarsi del tempo felice
  27. ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.

  28. Ma s'a conoscer la prima radice
  29. del nostro amor tu hai cotanto affetto
  30. dirò come colui che piange e dice.

  31. Noi leggiavamo un giorno per diletto
  32. di Lancialotto come amor lo strinse;
  33. soli eravamo e sanza alcun sospetto.

  34. Per più fiate li occhi ci sospinse
  35. quella lettura, e scolorocci il viso;
  36. ma solo un punto fu quel che ci vinse.

  37. Quando leggemmo il disiato riso
  38. esser basciato da cotanto amante,
  39. questi, che mai da me non fia diviso,

  40. la bocca mi basciò tutto tremante.
  41. Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
  42. quel giorno più non vi leggemmo avante».

  43. Mentre che l'uno spirto questo disse,
  44. l'altro piangea; sì che di pietade
  45. io venni men così com'io morisse.

  46. E caddi come corpo morto cade.

La città dove nacqui sorge (siede) sul litorale dove sfocia il Po con i suoi affluenti, a cercarvi la pace.

L'amore (amor…amor…amor - anafora), che subito accende i cuori gentili/nobili, fece innamorare costui del mio bel corpo (de la bella persona – il concetto che la bellezza sia generatrice di amore appartiene ai canoni dell’amore cortese), che mi fu tolta; e il modo in cui fui uccisa mi offende ancora.

L'amore, che non tollera (perdona – concetto assai diffuso dello stilnovismo è l’ineluttabilità della corrispondenza amorosa) che  chi viene amato non ricambi l’amore, mi fece innamorare della bellezza  di costui, in modo così forte che, come vedi, ancora non mi abbandona.

L'amore ci portò ad una stessa morte: Caina (il cerchio dei traditori dei parenti) attende colui che ci ha ucciso Queste parole da loro ci furono dette.

E io, dopo aver ascoltato quelle anime tormentate, chinai gli occhi  e rimasi così mesto fino a quando il poeta mi chiese: "A che pensi?".

Io gli risposi: "Ahimè, quanti dolci pensieri, quanto desiderio condusse costoro al peccato e alla dannazione!".

Poi mi rivolsi direttamente a loro e chiesi: "Francesca, le tue pene mi rendono triste e pietoso sino al punto di farmi piangere.

Ma dimmi: al tempo dell'innamoramento, per quali fatti e in che modo l’Amore vi permise di accorgervi che i vostri desideri erano reciproci?".

E quella a me: "Non c'è maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella disgrazia; cosa che sa bene il tuo maestro.

Ma se tu hai un così grande desiderio di conoscere l'inizio della nostra storia te lo dirò come chi piange parlando.

Stavamo leggendo un giorno per divertimento come l'amore vinse Lanciallotto (Lancillotto, protagonista di un celebre romanzo francese, era un cavaliere della tavola rotonda che si innamorò della Regina Ginevra, moglie di Re Artù. Il passo letto da Paolo e Francesca è quello del bacio tra i due amanti); soli eravamo e senza il minimo presentimento [di quello che sarebbe successo].

Per più volte gli sguardi s'incrociarono durante quella lettura,  e ci fece impallidire; ma solo un punto ci vinse completamente [annullò ogni volontà di resistere alla passione].

Quando leggemmo che la bocca tanto desiderata veniva baciata da un così illustre amante, costui, che mai da me sarà diviso,

mi baciò tutto tremante la bocca.
Galeotto (il Principe Galeotto, Galehaut,  è il personaggio che consiglia a Lancillotto e a Ginevra di confidarsi il loro amore) fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno non vi leggemmo oltre".

Mentre uno spirito questo diceva, l'altro piangeva, sicché ne rimasi sconvolto, al punto che svenni per l'emozione.

E caddi come corpo morto cade.


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