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Agenda 2030: Consumo, produzione e innovazione responsabili [obiettivi 9 e 12]

In natura, non esistono rifiuti: tutto quello che è scarto, diventa una risorsa da rimettere in circolo. Insetti, muffe e batteri decompongono le foglie cadute e le trasformano i nutrimenti. Lo stesso accade con i corpi e gli escrementi degli animali.

L'uomo con le sue attività ha interrotto questo corcolo virtuoso: utilizza tante risorse per costruire oggetti e ricavare energia ottenendo rifiuti e inquinamento.

Occorre sfruttare ricerca e tecnologia per produrre beni che possano essere aggiornati e rigenerati, prima ancora che buttati o riciclati. Occorre, poi, lavorare sul concetto di rifiuto e farne qualcosa che possiamo prima di tutto ridurre e infine considerare come ricchezza.

 

Acqua, suolo e combustibili fossi sono risorse naturali indispensabili per ogni organismo vivente. Sono però risorse limitate e non rinnovabili formatisi nel corso di millenni e perciò da conservare con molta attenzione. A causa dell'aumento della popolazione mondiale e dell'aumento di consumi globali, la produzione di beni e servizi aumenta di anno in anno con risultati negativi per le risorse. Il loro eccessivo sfruttamento da parte dell'uomo sta mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dell'intero ecosistema.

Per far fronte a questo tipo di problemi è necessario ricorrere a risorse rinnovabili, cioè a risorse in grado cioè di rigenerarsi alla stessa velocità con cui vengono consumate, oppure che non si esauriscono se non nell'arco di milioni di anni. Ed è necessario passare da un modello di economia lineare ad un modello di economia circolare.

Economia lineare ed economina circolare

L'economia lineare è l'economia  basata su beni che, una volta prodotti e utilizzati, sono destinati, primo poi, a diventare un rifiuto (o a lasciare imballaggi). Per assicurare che in futuro ci siano  cibo, riscaldamento e beni per tutti, la nostra economia deve diventare circolare. In un economia circolare ogni prodotto viene progettato e costruito in modo tale da poter essere riutilizzato scomposto lavorato e trasformato i nuovi oggetti dopo il primo uso.

Per un'economia circolare ci si può basare sulla legge delle quattro R. Vediamo come:

  1. Ridurre. Scegliere i prodotti con pochi imballaggi: usare sacchetti della spesa riutilizzabili, usare batterie ricaricabili e in genere oggetti ricaricabili.
  2. Riutilizzare gli oggetti: privilegiare i contenitori con vuoto a rendere recuperare gli imballaggi, riparare al posto di buttare, donare gli altri gli ogetti che non utilizziamo più.
  3. Riciclare i materiali: selezionare e separare le diverse tipologie di rifiuti: carta, plastica, vetro, e alluminio.
  4. Recuperare i rifiuti: ossia convertire gli scarti di produzione i nuova materia prima.

Un aiuto dalla tecnologia e dall'istruzione

Un aiuto può giungere dalla tecnologia che può fornire gli strumenti per raggiungere uno sviluppo sostenibile che soddisfi i bisogni dell'uomo di oggi senza compromettere quelli delle future generazioni. Ovviamente però, questo può avvenire se i sistemi di produzione industriale imitando il processo circolare proprio della natura, dove tutto ciò che viene prodotto si trasforma in qualcos'altro e la fine coincide con un nuovo inizio.

Grazie alla ricerca di innovazioni in campo tecnologico sono stati fatti grandi passi in avanti in diversi settori: dal trattamento il riciclo di ricevuti, alla produzione di energia pulita e probabile, dalla progettazione di costruzioni autosufficiente: vista energetico, alla realizzazione a basso impatto ambientale.

E' importante ricordare che anche in questo campo l'istruzione gioca un ruolo fondamentale: studiare le scienze naturali è indispensabile per essere consapevoli del legame con la natura in ogni fase della vita.

 

Traguardi

12.1 Attuare il Quadro Decennale di Programmi per il Consumo e la Produzione Sostenibili, rendendo partecipi tutti i paesi, con i paesi sviluppati alla guida, ma tenendo presenti anche lo sviluppo e le capacità dei paesi in via di sviluppo

12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l’utilizzo efficiente delle risorse naturali

12.3 Entro il 2030, dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto

12.4 Entro il 2020, raggiungere la gestione eco-compatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti durante il loro intero ciclo di vita, in conformità ai quadri internazionali concordati, e ridurre sensibilmente il loro rilascio in aria, acqua e suolo per minimizzare il loro impatto negativo sulla salute umana e sull’ambiente

12.5 Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo

12.6 Incoraggiare le imprese, in particolare le grandi aziende multinazionali, ad adottare pratiche sostenibili e ad integrare le informazioni sulla sostenibilità nei loro resoconti annuali

12.7 Promuovere pratiche sostenibili in materia di appalti pubblici, in conformità alle politiche e priorità nazionali

12.8 Entro il 2030, accertarsi che tutte le persone, in ogni parte del mondo, abbiano le informazioni rilevanti e la giusta consapevolezza dello sviluppo sostenibile e di uno stile di vita in armonia con la natura

12.a Supportare i Paesi in via di sviluppo nel potenziamento delle loro capacità scientifiche e tecnologiche, per raggiungere modelli di consumo e produzione più sostenibili

12.b Sviluppare e implementare strumenti per monitorare gli impatti dello sviluppo sostenibile per il turismo sostenibile, che crea posti di lavoro e promuove la cultura e i prodotti locali

12.c Razionalizzare i sussidi inefficienti per i combustibili fossili che incoraggiano lo spreco eliminando le distorsioni del mercato in conformità alle circostanze nazionali, anche ristrutturando i sistemi di tassazione ed eliminando progressivamente quei sussidi dannosi, ove esistenti, in modo da riflettere il loro impatto ambientale, tenendo bene in considerazione i bisogni specifici e le condizioni dei paesi in via di sviluppo e riducendo al minimo i possibili effetti negativi sul loro sviluppo, in modo da proteggere i poveri e le comunità più colpite


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